blog americalatina

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"Hay muchas maneras de contar esta historia, como muchas son las que existen para relatar el más intrascendente episodio de la vida de cualquiera de nosotros".

Sunday, March 30, 2008

La Nato latinoamericana

L´idea è stata di Lula, ma a Hugo Chávez è subito piaciuta. Il presidente brasiliano, infatti, dopo aver seguito lo sviluppo della crisi tra la Colombia ed i suoi vicini Venezuela ed Ecuador, ha lanciato la proposta della creazione di un organismo sul tipo della Nato, che riunisca una forza militare regionale.
Le parole di Lula hanno trovato terreno fertile non solo in Venezuela, ma anche in Cile ed Argentina, così che nell’imminente mese di aprile il ministro degli Esteri brasiliano, Nelson Jobim, visiterà le principali capitali sudamericane per proporre la creazione di un Consiglio di difesa regionale.
Sulla carta al nuovo organismo spetterà risolvere questioni come quella recente dell’attacco colombiano alle Farc in Ecuador, ma nelle attese dei suoi ideatori c’è qualcosa di più, già che si prospetta come uno strumento che toglie ingerenza agli Stati Uniti.
Robert Gates, segretario della Difesa Usa, si è già incontrato con Jobim per chiedergli come gli Stati Uniti possano partecipare, ricevendo però un cortese diniego.
Faremo da soli” ha detto il ministro brasiliano.

La crisi militare e politica tra Colombia-Venezeula-Ecuador ha trovato gli Usa isolati all´interno dell´Osa e questo isolamento, ora, sembra destinato ad aumentare.

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Wednesday, March 26, 2008

Fujimori dorme

Il processo contro Fujimori continua. Gli interrogatori sono lunghi e il Chino ieri è rimasto addormentato. I diritti umani non sembrano poi interessarlo più di tanto. Nemmeno le scampanate del giudice sono riuscite a svegliarlo.
Il link del video su Youtube:
http://www.youtube.com/watch?v=2POqAtWnO0c

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Friday, March 21, 2008

Le Farc in Costa Rica

È destinata a trasformarsi in un caso la notizia sul grado di presenza che le FARC godono in territorio della Costa Rica. Venerdì scorso, seguendo le istruzioni trovate su uno dei computer di Raúl Reyes, la polizia ha fatto irruzione nella casa dell’ex decano dell’Universidad Nacional, Francisco Gutiérrez e vi ha trovato –proprio secondo le indicazioni- 480.000 dollari. Il denaro era stato consegnato da Rodrigo Granda, il “cancelliere” delle Farc, in persona al professore e sua moglie, perchè lo conservassero in attesa di istruzioni. Gutiérrez –80 anni, di origine spagnola- ha ammesso in conferenza stampa i legami con le Farc, dichiarando che anche Raúl Reyes era stato ospite per diverso tempo a casa sua.
In Costa Rica, un paese neutrale ma il cui presidente è amico personale di Álvaro Uribe, vivono almeno duemila rifugiati colombiani, in larga maggioranza ex guerriglieri. Nel 2006, la polizia arrestò a Puntarenas Hector Martínez Quinto (nella foto), uno degli autori della mattanza di Bojayá (2 maggio 2002), quando una colonna delle Farc uccise 110 persone, la maggioranza –donne e bambini- rifugiatasi all´interno di una chiesa. Martínez Quinto, secondo le autorità, aveva organizzato in Costa Rica una rete di pescatori che si dedicava a trasportare droga dalla Colombia al Centroamerica.
Ma sono soprattutto i legami a livello politico che rischiano di provocare un terremoto.
Il Ministro dell´Interno, Fernando Berrocal, ha fatto intendere che le Farc hanno diversi alleati tra i deputati costaricensi e che presto consegnerà una lista di nomi al Procuratore generale della Repubblica. Non è un segreto, al momento, che nella casa di Gutiérrez passasse spesso Rolando Araya, ex-candidato presidenziale e fratello del sindaco della capitale, così come diversi membri del Pac –Partido de Acción Ciudadana-, partito impegnato a lungo nell´opposizione al Cafta. Tra gli ospiti eccellenti della casa di Gutiérrez, anche il teologo Leonardo Boff, a cui venne dedicata una gran festa l’anno scorso
Tra le altre segnalazioni, una foto che ritraeva Granda con José Merino del Río, deputato del Frente Amplio, era stata pubblicata sui giornali qualche mese fa e poi fatta sparire in tutta fretta.
Insomma, gli ingredienti per uno scandalo in grande stile ci sono tutti. Per il momento, però, bisognerà aspettare fino a lunedì: c’è la Pasqua di mezzo e con la Semana Santa non si scherza.

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Wednesday, March 19, 2008

Sudamerica senza ghiacciai

I ghiacciai andini hanno il tempo contato. Quindici anni al massimo e si saranno tutti sciolti, per colpa del riscaldamento globale.
La denuncia viene dal Pnuma, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’ambiente che fa anche una lista dei ghiacciai prossimi a scomparire: il Chacaltaya in Bolivia (
http://funsolon.civiblog.org/blog/_archives/2007/6/17/3029014.html), l’Antisan dell’Ecuador e Uruashraju, Yanamarey e Broggi in Perù. La degenerazione dei ghiacciai peruviani si può apprezzare in questi link:
http://www.inrena.gob.pe/irh/irh_proy_glaciares_broggi.htm
http://www.inrena.gob.pe/irh/irh_proy_glaciares_yanamarey.htm
http://www.inrena.gob.pe/irh/irh_proy_glaciares_urushraju.htm
Le conseguenze potrebbero essere fatali per l’uomo, giacchè una volta rese aride le fonti d´acqua intere popolazioni (soprattutto indigene) non avrebbero di che sostentarsi.
Il grido d´allarme è valido anche per la Patagonia, dove la velocità con cui si stanno sciogliendo i ghiacciai si è triplicata negli ultimi sette anni.
Il link del Pnuma:
http://www.pnuma.org/

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Sunday, March 16, 2008

La retromarcia di Colom

Colom ha fatto marcia indietro sulla pena di morte. A sentire lui la decisione è stata presa perchè la legge capitale sarebbe incostituzionale.
Il presidente guatemalteco prende quindi una via completamente differente da quella annunciata un mese fa, quando si apprestava a rendere esecutiva la pena capitale che attende una quarantina di condannati.
Colom afferma che, oltre all´incostituzionalità, si è avvalso anche del parere di esperti che gli hanno dimostrato, cifre alla mano, che la pena di morte non incide nella riduzione della violenza. A pesare c’è stata anche la presa di posizione della Chiesa cattolica e della Commissione Interamericana per i Diritti Umani, che avevano già iniziato una campagna internazionale per denunciare la decisione guatemalteca proprio nell’anno della moratoria sulla pena capitale votata dall´Onu.
Il Guatemala ha bisogno di credibilità internazionale e l’applicazione delle esecuzioni non è il migliore biglietto da visita per un governo che si professa socialdemocratico.
Il costo politico interno di questa decisione sarà comunque inevitabile.
Una curiosità: la pena di morte in Guatemala vale solo per le persone di sesso maschile.

I commenti dei lettori della Prensa Libre: http://www.prensalibre.com/pls/temadeldia/index.jsp

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Saturday, March 08, 2008

Baci e abbracci a Santo Domingo

Leonel Fernández ha fama di essere uomo forte a casa sua, nella Repubblica Dominicana. All´estero, invece, non sono in molti a conoscere i suoi modi schietti ed audaci. Pochi però si aspettavano che al culmine delle accuse tra Ecuador, Venezuela e Colombia–durante il summit del gruppo di Rio che si tiene a Santo Domingo- Fernández non solo chiedesse calma, ma invitasse Chávez, Uribe e Correa a stringersi la mano e scacciare così la crisi.
Correa, in un primo momento, ha chiesto tempo, poi pressato ha acceduto: “Se mi chiede scusa, accetto”. Uribe non ha perso tempo, si è alzato dalla sedia ed è andato a stringere la mano di un Correa visibilmente scosso. A questo punto anche Chávez si è avvicinato al colombiano, con il quale ha scambiato diverse battute. Nel mezzo degli applausi e della concitazione, si è quindi sentita la voce di Daniel Ortega:
Non si dimentichi, presidente, di togliere le navi da San Andrés. Anche noi abbiamo rotto le relazioni con la Colombia”.
Un bel siparietto, insomma, alla vogliamoci bene e che ha dissipato –almeno per il momento- la crisi. Uribe ne esce vincitore: ha fatto quello che ha voluto, non ha ricevuto la condanna dall’Osa, ha posto molti interrogativi sul ruolo dell’Ecuador con le Farc, ha mostrato i muscoli, ha fatto fuori almeno tre pezzi grossi delle Farc in pochi giorni. Ha dimostrato, insomma, che la Colombia è forte e può tenere testa al Venezuela ed ai suoi alleati.
Intanto, le marce di protesta che si tengono a Bogotá e in tutte le maggiori città colombiane, contro i crimini dei gruppi paramilitari non hanno ricevuto l’appoggio del governo, al contrario di quelle del 4 febbraio. Niente da stupirsi, no?
In quanto alla richiesta di Ortega, Uribe ha detto no. Le navi non le toglie da San Andrés, ma ha promesso di non oltrepassare il parallelo 82. Sufficiente, però, perchè anche Daniel si possa sentire soddisfatto.
Un buon riassunto con i momenti salienti:
http://es.youtube.com/watch?v=WPCXagObgLE

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Friday, March 07, 2008

L'Osa non condanna la Colombia

Dopo la riunione dell’Osa (l’Organizzazione degli Stati americani) la crisi tra Colombia, Venezuela ed Ecuador, se non proprio sgonfiandosi sul lato militare, va prendendo una propria direzione politica. Interessante il risultato di questa riunione, in cui l’Osa ha riconosciuto la violazione del territorio ecuadoriano, ma non ha condannato la Colombia. Il presidente ecuadoriano, Rafael Correa, ha subito accettato la risoluzione, ma una volta a Caracas, ha rialzato i toni della polemica affermando che d’ora in avanti qualsiasi pattuglia colombiana scoperta in territorio ecuadoriano sarà catturata.
Non siamo soddisfatti ed esigiamo che l´Osa condanni la Colombia” ha detto in un messaggio televisivo trasmesso dalla tivú venezuelana.
Correa da domenica ha dato vita ad una offensiva mediatica e diplomatica senza precedenti nella sua gestione. È praticamente dappertutto, da Lula, da Chávez, da Ortega, a Panama, al summit del gruppo di Rio e intanto passa sulle televisioni di mezza America Latina. Imbarazzante l´intervista rilasciata a Cnn, con la giornalista Patricia Janiot –colombiana- (
http://edition.cnn.com/espanol/presentadores/janiot.patricia.html) a cercare di difendere Uribe ed un Correa veemente che saltava sulla sedia ad ogni domanda. Imbarazzante soprattutto per la Janiot che insisteva, visibilmente in difficoltà, di dare sostento alla tesi di Uribe.
L’ultimo avvenimento in ordine di tempo è la rottura delle relazioni diplomatiche tra Nicaragua e Colombia. Approfittando della visita a Managua di Correa, Ortega ha ritirato l’ambasciatore da Bogotá e mandato a casa quello colombiano, riproponendo il tema del parallelo 82. Il testo integrale della risoluzione dell’Osa:
http://www.mmrree.gov.ec/mre/documentos/novedades/boletines/ano2008/marzo/bol156.htm
Per redigerlo, ci sono volute 14 ore. L’Osa: http://www.oas.org/main/spanish/

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Tuesday, March 04, 2008

Venti di guerra soffiano

L’Ecuador ha mandato undicimila soldati al confine con la Colombia, accompagnati da un laconico messaggio del Ministro della Difesa, Wellington Sandoval: “Le Forze armate ecuadoriane sono pronte per rispondere a qualsiasi affronto”. Sull’altra frontiera, Chávez ha mosso otto battaglioni in assetto di guerra ed ha minacciato Uribe di nemmeno pensare di fare con lui ciò che ha fatto con l’Ecuador.
La crisi si fa tesa perchè le Forze armate colombiane insistono di aver trovato documenti nell’accampamento delle Farc attaccato –e situato in territorio ecuadoriano- in cui appare evidenza dei contatti tra Raúl Reyes ed i governi del Venezuela e dell’Ecuador. In particolare, vengono citati due ministri –il venezuelano Ramón Rodríguez Chacín e l’ecuadoriano Gustavo Larrea– che avrebbero agito come emissari dei rispettivi presidenti.
Interessante da seguire la posizione degli altri paesi latinoamericani. Cile ed Argentina (il comunicato dice che il governo di questo paese “è costernato dall’agire della Colombia”) hanno censurato l’azione militare colombiana, mentre gli altri –per il momento- hanno solo invitato alla calma, chiamandosi fuori da pericolose dichiarazioni. Correa si è dato il tempo di telefonare a tutti i presidenti della regione –nonchè a Zapatero-, spiegando le ragioni della mobilitazione delle truppe e chiedendo alla comunità dell’Osa di condannare l’invasione colombiana al territorio ecuadoriano. In quanto all’appoggio del suo governo alle Farc dice che si tratta di un montaggio. Larrea, in effetti, aveva incontrato Reyes lo scorso gennaio, ma solo per trattare la questione degli ostaggi.
Nessuno, per il momento, ha intenzione di smorzare i toni. Uribe sta vivendo un momento di alta popolarità interna e sembra deciso di approfittare fino in fondo la situazione favorevole.
Per seguire direttamente i comunicati minacciosi dei vari eserciti, questi i link:
http://www.mindefensa.gov.co/
http://www.midena.gov.ec/
http://www.mindefensa.gov.ve/

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Monday, March 03, 2008

La morte di Raúl Reyes

A chi giova la morte di Raúl Reyes? Risulta incredibile che, cercato per un decennio, il numero due delle Farc venga scovato ed ucciso dall’esercito colombiano proprio quando le trattative di pace erano giunte al loro momento più soddisfacente di sempre. Solo mercoledì era stato rilasciato un gruppo di quattro ex diputati (Gloria Polanco, Luis Eladio Pérez, Orlando Beltrán, Jorge Eduardo Gechem), che aveva fatto ben sperare per uno sviluppo positivo per la liberazione di altri ostaggi. Con questo avvenimento, ora le speranze di dialogo si riducono al lumicino.
Ortega e Chávez hanno parlato di Reyes come uomo di pace. Stento a crederlo, bardato come era sempre di cartuccere ed M-16, ma almeno era la persona più accreditata per intavolare le trattative per un cessate il fuoco e per decretare la liberazione di altri ostaggi. L’averlo eliminato serve a mantenere lo status quo, a raffreddare il conflitto sulle posizioni di sempre e a dare ragione alla linea dura di Uribe. Infine, il presidente colombiano ha fornito alla popolazione una prova lampante degli sforzi guerrieri dell’esercito dimostrando che, con perseveranza, si può avere ragione delle Farc battendole sul piano militare.
Qualche giorno fa scrivevo che non c’era da sperare troppo nella liberazione di altri ostaggi “pesanti”, come Ingrid Betancourt, nonostante il clima di apparente distensione e di interesse internazionale. La pace in Colombia non rientra nemmeno nel piano delle ipotesi. Sono troppi gli interessi in gioco, troppo profonda la frattura perchè –con questo governo e con queste Farc- si possa raggiungere un intendimento tra le parti. Gli unici a crederci sono gli intellettuali da salotto, lontani mille o diecimila chilometri dagli avvenimenti, che si riempiono la bocca di chiacchiere e di belle parole. O i leader politici, che hanno bisogno di pubblicità.

I fatti sono quelli che contano, la realtà quotidiana di chi con la guerriglia ci deve convivere, con chi dallo stato di cose trae profitti immensi. La morte di Reyes dimostra quanto lontani siamo da qualsiasi soluzione.

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