blog americalatina

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"Hay muchas maneras de contar esta historia, como muchas son las que existen para relatar el más intrascendente episodio de la vida de cualquiera de nosotros".

Sunday, May 27, 2007

Di censure e mezzi di comunicazione

C’è maniera e maniera di fare informazione. I fatti, come sappiamo, possono essere manipolati e presentati come meglio interessa alle parti.
Vi volevo fare l’esempio di RCTV, il canale venezuelano che da lunedì non potrà più trasmettere. La chiusura di questa televisione si appella a un tecnicismo, la scadenza del contratto sulle frequenze da utilizzare. La misura presa dal governo chavista è legale, perchè risponde ad un ordinamento, però questo non ha fatto altro che alimentare fortissime critiche interne ed esterne all’amministrazione di Chávez. In un certo senso mi sento di sottoscrivere parte di queste critiche, non tanto per i termini con cui viene chiuso il canale, ma per la facilità con cui Chávez ha disposto che la frequenza sia consegnata ad un’ennesima televisione statale, che gli permette di avere un maggiore controllo sull’informazione.
Rimane, insomma, l’amaro sapore in bocca che si tratti di una censura ed anche di una vendetta per le posizioni prese in passato da RTCV. Come giornalista non posso essere d’accordo su questo tipo di misure.
Ma vediamo cosa succede invece in Honduras, dove il presidente Manuel Zelaya ha firmato un decreto che obbliga radio e televisioni del Paese a trasmettere per i prossimi dieci giorni due ore di veline sull’operato del suo governo. Nessuno, se ne è scandalizzato. L’abuso in questo caso, trattandosi di un governo conservatore e di destra, non viene riportato, anzi c’è chi esalta l’opera di Zelaya perchè mette freno al potere dei mezzi di comunicazione. All’estero, poi, nessuno ne parla, tanto dell’Honduras a nessuno gliene importa.
Per circa una settimana non ci sarò, per cui sarà difficile che posterò qualcosa. Vi lascio con il link dell’agenzia Qui Managua di questo mese. Ci sono vari temi che abbiamo anche trattato su questo blog: Posada Carriles, Oaxaca, Primo maggio in Nicaragua, il vertice dell’Alba e il mio contributo sul referendum sul Cafta in Costa Rica:
http://www.itanica.org/itanica/agenzia/numero7.htm

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Thursday, May 24, 2007

Etchecolatz all'ergastolo

Miguel Etchecolatz va in carcere e ci va per quello che gli resta da vivere. Così ha deciso la Cassazione argentina, punendo l’ex direttore della polizia di Buenos Aires del delitto di lesa umanità.
La decisione della Cassazione è la prima vera applicazione di una punizione per uno dei repressori della dittatura, dopo che nel 2003 il Parlamento argentino ha deciso di abolire la Legge di punto finale (che datava 1986) e quella di Obbedienza dovuta (1987), che di fatto consegnavano l’immunità ai golpisti.
Etchecolatz era stato condannato a settembre per sei omicidi e due sequestri, con l’aggravante delle torture inflitte ai prigionieri, ma si avvaleva finora del regime degli arresti domiciliari. Ora, la Cassazione ha disposto che il repressore, di 77 anni, dovrà scontare la pena nel carcere di Marcos Paz perchè “pericoloso per sè e per gli altri”.
Che l’ex capo della polizia bonaerense fosse una persona ancora pericolosa ed influente lo si era capito appena finito il processo di primo grado quando il testimone chiave, Julio López, scomparve nel nulla. Ancora oggi López vanta il triste primato di essere il primo desaparecidos dell’era Kirchner. Le indagini seguite alla scomparsa di López hanno confermato l’esistenza di poteri occulti all’interno della polizia e dell’esercito argentino.
Ieri, da Londra, Amnesty International ha confermato questa tesi, denunciando come i testimoni dei processi contro i repressori della dittatura siano fatti oggetto di costanti minacce. Anche il giudice Carlos Rosanzki, che condannò Etchecolatz in primo grado, ha ricevuto una lunga serie di intimidazioni.
Vi posto un link in spagnolo sul punto delle indagini sulla scomparsa di Julio López:
http://www.kaosenlared.net/noticia.php?id_noticia=35569

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Monday, May 21, 2007

Ratzinger: zero in storia

Non si placano le polemiche sulle dichiarazioni di Benedetto XVI nel suo discorso finale del viaggio in Brasile. Ratzinger ha detto, tra le altre cose, che l’evangelizzazione delle Americhe “non ha mai comportato l’alienazione delle culture pre colombiane, così come non fu l’imposizione di una cultura straniera”.
Fiumi di parole sono già stati scritti sulle reazioni; volevo quindi solo proporvi un brano di Bartolomé de Las Casas che di mestiere faceva il frate e che riportò la conquista delle Americhe, di cui era stato testimone, in un volume chiamato “Obra indigenista”. Suggerisco la lettura di questa opera, che costò già al tempo della sua uscita molti problemi a de Las Casas, a chiunque voglia avvicinarsi al tema del cosidetto incontro di culture (la traduzione è mia): “... per vendicarsi, gli spagnoli promulgarono una legge secondo cui ogni indigeno di genere ed età che si facesse prigioniero dovesse essere gettato in fosse. Così le donne incinta e bambini ed anziani che venivano buttati nelle buche dove erano trapassati dalle punte dei pali, cosa che era insopportabile da vedere, soprattutto quando si trattava di donne e bambini. Chi si salvava veniva ucciso con la lancia o con i coltelli ed il suo corpo gettato ai cani, che lo sbranavano e lo mangiavano; e quando incontravano qualche capo, per onore lo bruciavano vivo. Questa carneficina durò circa sette anni, dal 1524 al 1531: si giudichi quindi quante persone siano state uccise”.
Questa descrizione riguarda la conquista del Guatemala. Pedrarias de Ávila, a cui toccò la colonizzazione di Panama e Nicaragua, aveva poi una maniera tutta sua di chiedere la conversione alla religione cattolica.
La richiesta del governatore” scrive de Las Casas “era: Capi ed indigeni di questa terra, vi facciamo sapere che c’è un Dio ed un papa ed un re di Castiglia che è il signore di queste terre; dovete quindi ad essi obbedienza altrimenti vi muoveremo guerra, vi uccideremo e faremo prigionieri. Poco prima dell’alba, mentre gli innocenti dormivano con le loro mogli e bambini, (gli spagnoli) giunsero nel villaggio, dando fuoco alle case, che erano di paglia, e bruciarono vivi i bambini e le donne; uccisero quanti credettero e quelli che rimanevano con vita venivano torturati perchè dicessero dove si trovasse l’oro”.
Credo che nelle fornite biblioteche vaticane si possano trovare varie edizioni della “Obra indigenista”. Per il resto, Ratzinger si guadagna un bello zero in storia.

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Thursday, May 17, 2007

Anche i ricchi piangono...

Finalmente un po’ di giustizia. Vitalmiro Bastos do Moura è stato condannato a trenta anni di prigione perchè riconosciuto come l’autore intellettuale dell’omicidio della suora Dorothy Stang.
Il caso era stato eclatante: nel febbraio 2005 la suora,di 73 anni e di nazionalità statunitense, attivista per i diritti dei Senza terra brasiliani, era stata uccisa in un agguato da due pistoleri. Era subito apparso chiaro che il crimine era stato condotto secondo il senso di giustizia del Pará –la regione dove è stato commesso l’omicidio- dove i proprietari terrieri pagano i killer per liberarsi dei loro avversari.
Questa volta, però, le cose non sono andate come i fazenderos si aspettavano ed uno per uno gli autori dell’assassinio stanno pagando. I primi a cadere sono stati gli autori materiali: Rayfran das Neves Salas, l’omicida, ha ricevuto 27 anni di prigione mentre il complice che lo accompagnava, Clodoaldo Carlos Batista ne ha presi 17. In carcere per diciotto anni anche l’intermediario, Amair Feijoli da Cunha.
A spingere Bastos do Moura a pagare i killer -22.000 dollari la cifra pagata per il “lavoro”- è stato l’appoggio che la Stang stava dando ai Senza terra nell’occupare delle terre che il fazendero reclamava come sue.
Il processo non è ancora chiuso. All’appello manca l’altro allevatore che ha pagato per l’eliminazione della suora: Regivaldo Pereira Galvao, in libertà condizionale ed in attesa di essere chiamato sul banco degli accusati.
Questa volta i cattivi pagano: ne sarebbe stato contento Jorge Amado.

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Wednesday, May 16, 2007

L'erbicida del Plan Colombia

Paul Hunt, neozelandese, è uno dei consulenti del progetto delle Nazioni Unite sul controllo dei pesticidi. Hunt è in Sudamerica in questi giorni ed ha chiesto sin da aprile di poter visitare i campi che in Colombia erano adibiti a piantagioni di coca e che da tempo sono tema di litigio con l’Ecuador. Gli ecuadoriani si lamentano che il glifosato, il composto chimico usato per debellare le piante di coca, invade anche le coltivazioni di altri prodotti che si trovano in territorio ecuadoriano, provocandone la distruzione.
Bogotá ha sempre negato le accuse, ma ora nega ad Hunt il permesso di visitare la regione in questione.
Hunt è andato quindi a Quito, dove invece è stato accolto ed ha potuto analizzare la situazione delle coltivazioni e degli allevamenti che si ritengono colpiti dal glifosato.
Secondo le autorità colombiane il glifosato, che viene irrorato attraverso i voli di aerei leggeri, è innocuo: una volta a terra, colpisce le foglie della pianta causandone la morte e nulla più.
Di parere differente non sono solo i coltivatori e gli allevatori dell’Ecuador, ma anche gli esperti dell’Organizzazione mondiale per la salute che hanno classificato il glifosato “estremamente tossico”. Gli studi realizzati hanno dimostrato che il glifosato può uccidere piccoli animali e che può provocare sull’uomo irritazioni cutanee, dolori addominali, vomito, perdita della coscienza, distruzione dei globuli rossi e danni renali. Uno studio svedese, pubblicato sul Journal of American Cancer Society, ha dimostrato la relazione tra il glifosato ed il linfoma di Hodgkin, tumore maligno del sistema linfatico.
Altri studi indipendenti hanno dimostrato l’estrema pericolosità dell’erbicida che, nonostante le avvertenze, continua ad essere irrorato su interi chilometri quadrati della Colombia –e dell’Ecuador- poco importando se a sparire non siano solamente le piante di coca ma anche il resto della fauna e della flora.
Insomma, i colombiani mentono e lo fanno in malafede, per difendere il plan Colombia e con il ringraziamento della Monsanto, la casa che ha creato questo composto e che ha tutto l’interesse per continuare a venderlo e ad avvelenare l’ambiente.
Intanto, le fumigazioni vicino al confine ecuadoriano sono cessate: Correa ha infatti dato l’ordine che qualsiasi aereo di fumigazione che invada lo spazio aereo dell’Ecuador venga abbattuto.
Il sito della Monsanto, una delle grandi responsabili delle manipolazioni in agricoltura:
http://www.monsanto.com/monsanto/layout/default.asp

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Tuesday, May 15, 2007

Pregate, non fate l'amore

Il messaggio di papa Benedetto XVI ha convinto pochi cattolici brasiliani. Conservatore, tradizionalista, assolutista, Ratzinger è piaciuto solo ai bacchettoni, tracciando alla fine un solco ancor più ampio di quello che era venuto a colmare. Come c’era da aspettarsi, il Papa ha rimesso ai fedeli l’idea di una Chiesa ancorata a valori di altre epoche. Qualità e non quantità ha espresso Ratzinger, facendo un favore alle centinaia di sette che operano in tutta l’America Latina. I fedeli cercano risposte che siano consone ai tempi che viviamo e queste risposte ormai appare chiaro che non le troveranno nella Chiesa cattolica.
Critiche aperte anche per la teologia della Liberazione e la nuova stagione politica che vive l’America Latina. Ratzinger ha paragonato gli esperimenti in atto a “governi assolutisti o soggetti a certe ideologie che si credevano superate”, rivelando una conoscenza limitata della realtà locale. L’allusione al Venezuela è stata prontamente negata dall’arcivescovo di Mérida, Baltazar Porras, anche perchè il Papa nel suo discorso ha anche detto che la chiesa deve essere apolitica. Affermazione che non vale certo per il Vaticano, ma per la teologia della Liberazione, da sempre combattuta dalla Congregazione per la fede che Ratzinger ha presieduto a lungo. Più che una confessione di astensione dal governo temporale delle cose, il Papa ha voluto ribadire che la politica della Chiesa cattolica è di uso esclusivo del Vaticano e non dei vescovi dislocati nelle varie parti del pianeta.

A margine i giornali hanno riportato la proposta di Lula di un’integrazione religiosa dei paesi latinoamericani. Cosa abbia voluto dire Lula rimane un mistero, ma ormai in epoca di globalizzazioni varie non c’è da stupirsi di niente.

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Friday, May 11, 2007

Moore sotto inchiesta per Cuba

Michael Moore porta dieci soccorritori di Ground Zero a curarsi a Cuba e finisce sotto inchiesta. L’accusa per lui è quella di aver infranto l’embargo che dal 1961 gli Stati Uniti hanno imposto a Cuba. Il Ministero del Tesoro ha fatto pervenire a Moore una lettera -datata 2 maggio ma resa nota solo ieri- in cui dà al regista venti giorni di tempo per spiegare le ragioni della sua visita. Qui la lettera: http://www.thesmokinggun.com/archive/years/2007/0510071moore1.html
Nessun statunitense può recarsi a Cuba senza un permesso speciale concesso dalle autorità e Moore è stato nell’isola a febbraio come parte del suo nuovo documentario, intitolato “Sicko”, un atto di accusa contro il sistema sanitario statunitense.
Moore, come si vede nella lettera, deve presentare una serie di informazioni riguardo il suo recente viaggio a Cuba: itinerario, hotel, nomi delle agenzie turistiche, ricevute, pena l’apertura di un fascicolo civile o criminale. Tutto in puro stile maccartismo anni Cinquanta.
Il film di Moore uscirà in anteprima il 19 maggio a Cannes, mentre negli Usa verrà presentato solo a fine di giugno. Tutte le novità sul film e sulla caccia alle streghe a cui sta venendo sottoposto sul sito del regista:
http://www.michaelmoore.com/

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Tuesday, May 08, 2007

Benedetto XVI in Brasile

Domani Benedetto XVI arriverà in Brasile. C’è molta attesa per sapere soprattutto cosa dirà Ratzinger in questo paese dove lo sfrenato cattolicesimo è stato mano a mano sostituito dalle sette e, soprattutto, dalle chiese pentecostali.
Il Brasile è la nazione che conta più cattolici nel mondo, ma negli ultimi dieci anni ha perso più del 10% dei suoi fedeli (che erano più di 130 milioni).
Leonardo Boff (
http://www.leonardoboff.com/), che continua ad essere uno dei referenti principali della Teologia della Liberazione, ha rilasciato in questi giorni un’intervista alla Efe, l’agenzia di stampa spagnola, ribadendo la perdita di credibilità da parte della Chiesa cattolica.
I fedeli brasiliani non sentono più la Chiesa come il loro rifugio spirituale” ha detto Boff “e cercano quindi quelle chiese che parlano la loro lingua. Siccome non stimola le innovazioni nelle forme di dimostrare la fede, la Chiesa cattolica si fossilizza”.
Boff fa un esempio semplice, contenuto nel recente Sacramento di Carità esposto da Ratzinger. In esso si raccomanda che il segno di pace nel corso della messa, durante la Comunione, non sia troppo effusivo e suggerisce di evitare gli abbracci con il vicino.
Questo contraddice la mentalità del popolo brasiliano che ama gli abbracci e dove i sacerdoti sono abituati a scendere dall’altare per abbracciare la gente. Se si vietano queste piccolezze, la Chiesa smette di essere seria”.

Il Papa, secondo una nota del Vaticano, parlerà sull’aborto e sulla povertà. Boff spera in un messaggio d’appoggio alla lotta per i diritti dei poveri, già che la Chiesa brasiliana da tempo riconosce l’opera pastorale con la giustizia sociale. Anche Lula, che vedrà Ratzinger due volte, si aspetta il sostegno della Chiesa cattolica al programma governativo che combatte la povertà. Ma più dei temi, sarà interessante ascoltare i contenuti dei discorsi. I cattolici brasiliani attendono una nuova linfa, vedremo cosa sarà capace di fare Benedetto XVI per loro.

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Saturday, May 05, 2007

Usa: la democrazia perduta

A botte e sparando pallottole di gomma: così la polizia di Los Angeles ha disperso la manifestazione del primo maggio in questa città, un corteo che aveva come principale obiettivo quello di protestare contro la legge migratoria.
Circa diecimila persone hanno partecipato alla manifestazione del pomeriggio (già nel mattino se ne era tenuta un’altra) che si riuniva attorno McArthur Park, sotto gli occhi di centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa. Secondo le fonti dei gruppi organizzatori, gli scontri con la polizia sono iniziati verso le sei del pomeriggio. Gli agenti hanno iniziato a bastonare gli intervenuti e a sparare sulla folla composta da gruppi famigliari, bambini, donne ed anziani. Lo stesso capo della polizia, William Bratton, ha dovuto ammettere ai media che “il comportamento degli agenti non è stato appropriato”.
La Rtna, l’Associazione delle radio e televisioni statunitensi, ha denunciato che i reporter sono stati pestati dagli agenti e che i loro strumenti di lavoro sono stati distrutti per cancellare le prove delle violenze. Un video raccolto dalla Cnn mostra come la polizia spari indiscriminatamente contro i manifestanti.
Uno dei testimoni, Ernesto Arce, ha descritto la scena: “Senza nessun avviso i poliziotti hanno attaccato un parco frequentato da famiglie, handicappati e venditori ambulanti... hanno sparato e picchiato su tutto quello che poteva essere un ostacolo. Ho visto come hanno sparato alla gente alle spalle. Una donna anziana che chiedeva aiuto è stata colpita in faccia da un agente della Swat”.

L’avvenimento ha turbato le comunità ispaniche di Los Angeles e delle principali città degli Stati Uniti, che vedono nel comportamento delle autorità il desiderio repressivo del governo di mettere a tacere le minoranze.

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Wednesday, May 02, 2007

Verso il Banco del Sur

L’annuncio del primo maggio da parte di Hugo Chávez di ritirare il Venezuela dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale apre le porte alla finora ventilata fondazione del Banco del Sur. Da tempo Chávez spingeva per creare un’alternativa ai grandi centri finanziari internazionali e, per raggiungere questo scopo, aveva firmato all’inizio dell’anno un accordo con Nestor Kirchner, trovando anche un interesse – per il momento moderato- del Brasile.
Il Banco del Sur è ancora nelle fasi di studio. Non è infatti ancora chiaro se sarà uno strumento del tipo del BID, che si dedica a finanziare progetti mirati, o se si tratterà di un fondo sul tipo dell’FMI, interessato a coprire i buchi di bilancio dei paesi che ve ne faranno parte. Secondo alcuni esperti le due opzioni potrebbero coesistere.
Il Venezuela ha suggerito un capitale iniziale per le operazioni della banca, stabilito in 7000 milioni di dollari, dei quali 600 sarebbero apportati dal paese bolivariano. Domani i ministri d’economia di Venezuela, Argentina, Bolivia, Paraguay ed Ecuador saranno riuniti a Quito per discutere i prossimi passi da seguire. L’iniziativa venezuelana risponde all’inquietudine della maggioranza dei paesi sudamericani che sulle questioni finanziarie hanno pagato molti piatti rotti negli ultimi anni. La dipendenza dai centri finanziari internazionali è stata responsabile di grandi tragedie in Argentina, Uruguay ed Ecuador, dimostrando come questi enti che regolano l’economia siano ormai anacronistici oltrechè pericolosi.
L’America Latina vuole fare da sè, creando da sola la propria ricchezza ed autofinanziando i propri progetti. Lo fa in un momento particolare, con le economie che si stanno risollevando e con la presa di coscienza del nuovo valore che stanno acquistando le materie prime che si raccolgono in questa parte del continente. Il piano è lecito e spaventa l’Fmi che, prima di passare a soluzioni alternative, ha chiesto pazienza per migliorare e modernizzare il proprio funzionamento. Una richiesta che sembra arrivare troppo tardi: secondo Chávez, il Banco del Sur dovrebbe cominciare a funzionare tra quattro mesi.

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Tuesday, May 01, 2007

L'ipocrisia del cardinale

La settimana scorsa è passata nel Distretto federale messicano la legge sulla depenalizzazione dell’aborto. Secondo la nuova legislazione, viene consentito l’aborto terapeutico prima dei tre mesi di gestazione, misura che ha scatenato una lunga sequela di polemiche che ha visto in prima fila uno dei paladini della Chiesa cattolica messicana, il cardinale Norberto Rivera che ha minacciato di scomunicare quanti pratichino l’aborto, così come i deputati che hanno votato a favore della legge.
Il cardinale Rivera è sceso in campo nonostante la proibizione per i prelati di intervenire negli affari di politica interna. Noncurante dell’avviso, Rivera ha chiesto direttamente ai medici di praticare l’obiezione di coscienza, clamando quindi alla realizzazione di un fronte per contrastare le scelte dello Stato laico.
La condotta di Rivera, che si è buttato anima e corpo nella nuova crociata, è però alquanto equivoca. Interessato alla vita degli embrioni, il cardinale sembra essere meno portato al rispetto dei diritti dei bambini, rispetto ai quali predilige i privilegi di casta, coprendo i religiosi che si sono macchiati di abusi sessuali.
Arcivescovo di Ciudad de México, Rivera è infatti lo stesso cardinale che per anni ha nascosto i misfatti del pedofilo padre Marcial Maciel, il fondatore dei Legionari di Cristo. Solo nel settembre scorso la Corte suprema della California lo ha iscritto nel registro degli indagati per avere protetto un altro sacerdote (Carlos Nicolás Aguilar) accusato di aver violentato almeno novanta bambini (qui la storia:
http://www.jornada.unam.mx/2006/09/20/003n1pol.php).
Intanto lo Stato, di fronte alla scomunica, ha risposto per le rime. Il cardinale è stato accusato di aver violato la legge 130 della Costituzione, per cui contro di lui sarà probabilmente aperto un procedimento processuale.

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